Quando papà resta a casa da solo con i figli
Non ho alcuna intenzione di fare scadere quello che sto per dire nel bieco femminismo. In quel movimento estremista che porta al riempimento delle piazze con le mani sopra la testa a osannare il diritto della vagina, dei suoi super poteri, dello strumento di valore che dopotutto governa un po’ il mondo. Voglio fare un discorso diversamente femminista, coscienzioso e obiettivo, di quelli che ti regalano una consapevolezza essenziale: se manca una donna in casa la famiglia tutta si comporta come fosse preda di una labirintite acuta. O, peggio, gli viene un attacco di ipertiroidismo alla Marty Feldman tanto è lo sgomento: “Giro Giro tondo casca il mondo casca la terra…tutti giù per terra”. L’ha inventata una mamma questa canzoncina, ci metterei tutti gli arti sul fuoco.
Lo smarrimento del padre senza la mamma si respira come l’aria di una stanza che non viene aerata dai primi del ’900.
Se la mamma decide di uscire sentirsi dire: “brava, ogni tanto goditi un pò di tempo per te che qui ci penso io” è impossibile quanto vedere un dodo attraversarti la strada (forse sarebbe più facile vedere il dodo).
Cosa certa è che vieni mitragliata dalle seguenti domande:
“dove vai?”
“a che ora torni?”
“non porti con te i bambini?”
“eh, ma io non ho mica la tetta!”
“come devo metterli a letto?”
“il pigiama come si infila? E soprattutto dov’è?”
“mangiano con la forchetta o con le mani?”
“mangiano?!”
“bevono acqua, birra analcolica, vino allungato, coca cola zero?”
Nella peggiore delle ipotesi se avete deciso di vivere una vita da martire-kamikaze con un uomo che cela abilmente la clava dietro la mise emancipata da 21esimo secolo è probabile anche che vi venga chiesto: “scusa, mi ricordi i nomi dei bambini che so meglio l’albero genealogico di ciascun giocatore del Manchester United?”
Se la mamma sta male si verifica una sorta di miracolo nel versante maschile che vede la malattia (anche fosse un attacco gastroenterico acuto da ricovero ospedaliero) come una robetta da poco. Di quelle cosine che, dai, si risolvono in pochi minuti.
“ma quanta febbre hai? 41? Adesso si abbassa vedrai. Anche i discorsi deliranti che stai facendo passano subito subito”
Detto da un soggetto che se è affetto da una temperatura di 37 gradi e due si vede già steso sul giaciglio di un lazzaretto con un prete al suo fianco che gli da l’estrema unzione, direi, che il suo incoraggiamento è ammirevole.
Entrambi i casi implicano una reazione così altruista da parte del versante maschile da fare venire i brividi di dispiacere.
Vediamole da vicino:
La reazione del versante maschile se la mamma decide di uscire
Si verifica un iniziale e inquietante silenzio, pericolosa interfaccia di tutta una serie di pensieri quali “come osa” seguito da “oddio, sta facendo sul serio” per concludersi con “sono nella merda e questa me la paga”, allegandoci due tra le vendette più scontate:
- weekend di paralavoro a San Pietroburgo in Spa alternative dove al posto del massaggiatore professionista ci si avvale di uno staff in camice ridotto e push up feroce specializzato in agopressione con tacco 15;
- uscite serali spalmabili in almeno 3/4 dipartite settimanali perché gli incontri con gli amici della bocciofila, la nuova passione del carving e il campionato di Wrestling sono summit che un giorno cambieranno le sorti del mondo;
La reazione del versante maschile se la mamma sta male
E’ disposto a:
-contattare Patch Adams
-chiamare un guaritore filippino
-affidarsi a uno specialista in riti vodoo scaccia malocchio
-prenotare un viaggio lampo a Lourdes
-camminare sulle braci ardenti se serve a rimettere in piedi la mamma. Meglio perdere l’uso dei piedi piuttosto che stare dietro a casa e figli.
Gira smista e imbroglia la morale è sempre quella: una serata in compagnia alternativa da nanucoli pretenziosi, capricciosi, mucciosi, urlatori e/o una malattia di ordinaria amministrazione una mamma non se lo può proprio permettere. E se riesce a permettersela è sempre con quella sesnazione di “coito interrotto”.
Avevo esordito dicendo di non volere scadere nel bieco femminismo?
Ho improvvisamente cambiato idea.
p.s. Confesso di averne già parlato qui e sono lucidamente conscia che riparlarne è come cambiare l’ordine degli addendi sperando che il risultato cambi.
Ma che volete, sono un’inguaribile sognatrice…
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