Vajont: firmato l'accordo per la centrale idroelettrica.

Belluno. Vajont, firmato l'accordo:
via libera alla centrale idroelettrica
L'intesa oggi fra i comuni di Longarone, Castellavazzo,
Erto, Casso e le società Bim Gsp ed En & En Spa




BELLUNO - Via libera alla nuova centrale di produzione idroelettrica "Ponte Campelli" che sfrutterà le acque del torrente Vajont. Un accordo per la nascita della centrale è stato firmato oggi a Belluno tra i tre Comuni interessati - i bellunesi Longarone e Castellavazzo, ed Erto e Casso, in provincia di Pordenone - e la società Bim Gsp (Gestione Servizi Pubblici), che deterrà il 60% della gestione per conto dei Comuni, e tra quest'ultima e En & En Spa, che detiene il restante 40%. «Gli introiti generati dalla centrale - ha detto Franco Roccon, presidente di Bim Gsp - rappresentano l'unico modo per fornire quei servizi sociali che in montagna le nostre comunità attualmente faticano ad avere».

«Ci piacerebbe molto non aver bisogno di costruire la centrale, ma vorrei incontrare Beppe Grillo per mostrargli come si realizzerà il progetto». Così oggi a Belluno Franco Roccon, presidente della Bim Gsp, società pubblica che per conto dei Comuni interessati gestirà la nuova centrale idroelettrica che sfrutterà le acque del Vajont.

Alle firme di oggi seguirà l'autorizzazione delle Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto. A criticare il progetto di sfruttamento della risorsa idrica - chiamata dallo scrittore Mauro Corona "acqua dei morti" - non era stato soltanto Grillo, ma anche il Comitato Sopravvissuti di Longarone, dove il crollo nell'ottobre del 1963 del monte Toc nel bacino del Vajont causò duemila morti. Il Comitato è contrario in quanto «quel luogo è sacro e non deve essere sfruttato». Ma, ha proseguito il presidente di Gsp, società pubblica che deterrà il 60% della gestione per conto dei Comuni, «gli introiti generati dalla centrale rappresentano l'unico modo per fornire quei servizi sociali che in montagna le nostre comunità oggi faticano ad avere».

Secondo le previsioni, nei bilanci dei Comuni interessati arriveranno circa 300.000 euro all'anno. Con un salto di 169,47 metri e una portata media derivabile di 1.667 litri al secondo, la centrale idroelettrica, secondo le previsioni, arriverà a produrre alla massima potenza 15 milioni di kw annui, pari al fabbisogno di 6000 famiglie. Due le ipotesi di lavoro: una sul vecchio tracciato del canale di derivazione e l'altra sulla strada di servizio dell'Enel. Costo complessivo, una decina di milioni di investimenti. Per il sindaco di Longarone, Roberto Padrin, «quest'iniziativa non vuole assolutamente intaccare la memoria di quei luoghi, dove è accaduta una delle più grandi tragedie d'Italia, la questione morale verrà mantenuta, ma il concreto beneficio economico è indispensabile per andare avanti». Il sindaco di Erto e Casso, Luciano Pezzin, ha invece sottolineato che rispetto ad un tempo «oggi le condizioni sono diverse e si è partiti dal basso, da un accordo tra i Comuni». «Ho ereditato una situazione complessa, dove non eravamo graditi sul territorio e questo per noi rappresenta un passaggio fondamentale», ha detto da parte sua Angelo Caneve, presidente di En & En che detiene il 40% della società ed è disposto «a cedere quote a privati».

Venerdì 11 Febbraio 2011 - 18:07 Ultimo aggiornamento: 20:12





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clausola fondamentale.
allora deve essere inserita una clausola tra le società che attiveranno il progetto dove viene stabilito che gli introiti provenienti dalla centrale vengono accreditati direttamente su un conto intestato al comitato vittime del vajont che provvederà ad usarlo per le finalità sociali tanto declamate. Inoltre nel consiglio di amministrazione dovranno sedere almeno due membri del predetto comitato che dovranno ruotare ogni due anni allo scopo di controllare le spese.
Invece come al solito dopo le promesse i fatti saranno che: l'80% degli introiti sarà per la voce stipendi il 20% per consulenze, il 40% per costi e spese ordinari, 30% costi e spese straordinari. Quindi in poco tempo diventerà una macchina da debiti che è l'unica che gli amministratori pubblici sanno far funzionare. Con buona pace di coloro che si fidano, e con buona pace delle indimenticate vittime della tragedia, che hanno pagato per una malsana imprenditorialità, avallata dalle pubbliche istituzioni, che ora, camuffata nei buoni propositi, riaffiora tale e quale. Un pensiero alle migliaia di vittime mai adeguatamente onorate e rispettate dallo Stato che ora le vuole confinare definitivamente nel passato. Uno Stato che dà abilmente enfasi all'utilità di questa centrale, dimeticando che il volume degli sprechi che provoca è milioni di volte superiore e a tali sprechi non riesce a porre rimedio.
commento inviato il 11-02-2011 alle 21:50 da tonyone



Io sono decisamente contrario: è un monumento a 2000 caduti parificabili a quelli sul lavoro.
Utilizzarlo è ucciderli una seconda volta.
commento inviato il 11-02-2011 alle 21:36 da giorgio


Semplice:
Non lo si può fare per rispetto! A qualcuno suona nuova questa parola? Beh.. si cerchi con google il significato.
Siete a conoscenza della storia di quella maledetta diga? Avete letto come hanno modificato le varie perizie per far si che il progetto potesse giungere al termine? E ora, non contenti della STRAGE VOLUTA quarant'anni fa, si inventano di sfruttare il torrente per produrre energia?
No, io non ci sto e dico semplicemente: Vergogna.

commento inviato il 11-02-2011 alle 21:21 da Giancarlo


se l'impianto
non è pericoloso non vedo perchè non si possa fare
commento inviato il 11-02-2011 alle 20:57 da gil



Finalmente...
E' l'unica buona notizia del Gazzettino di oggi , speriamo vivamente che non si mettano di mezzo altri cavilli burocratici e che i lavori di attuazione siano rapidi ed ottimizzati dalle moderne tecniche di costruzione , siamo in ritardo di 50 anni questo è un grosso dispiacere . Guardare avanti sempre per dare ai giovani speranza di vita migliore , l'energia elettrica è questo. Auguri di buoni frutti!
commento inviato il 11-02-2011 alle 18:51 da Giuseppe Frare



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Tag
centrale idroelettrica, vajont, belluno, longarone
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