martedì 16 settembre 2008

La lussuria - continua.

Questa volta l'argomento è diverso. Introduco da me, ho riportato un articolo di Enzo Bianchi (abate in attività) e concludo; una mini-trattazione del tema LUSSURIA:

Perchè... se noi prendiamo una persona, uomo o donna, la vediamo o con la sessualità "attiva" o come figura biologica... Secondo quest'ultima figurazione, consideriamo l'uomo e la donna con funzioni solo riproduttive - seguitemi - avvicinandoli agli animali; che, per quel che ne so, hanno l'uso della propria sessualità nelle stagioni degli accoppiamenti. Anche se variabile tra specie.

Con la sessualità "in movimento" (come scrivo male oggi!?), uomini e donne possono intendere la loro sessualità come divertimento, piacere di vita, passatempo, gioco, hobby -, potrebbero legare a sè altre persone, in qualche modo, ma temo che entrerei nella sfera della patologia. Allo stesso modo, ma con altre percezioni sensoriali, del gioco d'azzardo, o an che di abitudini innocenti sì, ma che, infinitamente più leggere, creano il piacere di riviverle; come l'abitudine alla nostra passeggiatina - vorrei insistere sul lato innocente della cosa, ma radicato.

La differenza abissale consiste evidentemente nel fatto che finchè un'abitudine è sana, mantiene sani fisico e mente. E animo, aggiungo, che sarebbe la morale. A una passione si può dedicare più o meno tempo; si può vivere più o meno intensamente, ma non deve stralunare l'ottica per cui siamo nati.

Tralasciando considerazioni teologiche e religiose, che vedono l'essere umano portatore di un'anima e, quindi, in considerazione di qualcosa che va al di là della sua esistenza terrena, cosa in cui io credo ma non serve saperlo, consideriamo questo essere umano che, in quanto possessore dei genitali, può essere lussurioso, o fornicatore, Mi rifaccio al detto: " Bacco, Tabacco & Venere"..., non tanto perchè causa di morte (il cancro purtroppo lo è, nel caso del fumo!), quanto nella prospettiva dell'assuefazione.

Cercare partner sempre diversi, vien da supporre che derivi dall'intelligenza. Un intelletto da cui scaturisce lo stimolo alla ricerca e che poi si fermi alla sensazione del piacere e che, dopo, non ne faccia complementarietà, ma ragione e fine ultimo della sua vita stessa. Un'intelligenza che non va oltre. Due occhi che smettono di vedere per la nebbia e che si intrigano della nebbia, tanto da vivere da quel momento per la nebbia e nella nebbia soltanto. (Enio8)

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