Sile
| Sile |

Il Sile a Casier. |
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| Stato |
Italia |
| Regioni |
Veneto |
| Lunghezza |
90,49 km[1] |
| Portata media |
55 m³/s |
| Bacino idrografico |
628 km² |
| Altitudine sorgente |
27 m s.l.m. |
| Nasce |
Torreselle di Piombino Dese (PD)
45°38′40″N 12°01′27″E |
| Affluenti |
Piovega, Dosson, Bigonzo, Serva, Corbetta, canale di Gronda, Cerca, Botteniga, Limbraga, Storga, Melma, Nerbon, Musestre |
| Sfocia |
Mare Adriatico (porto di Piave Vecchia)
45°28′44″N 12°35′03″ECoordinate: 45°28′44″N 12°35′03″E (Mappa) |
Il
Sile (
Sil /'sil/ o
Siłe /'sie/ in
veneto) è un
fiume di risorgiva del
Veneto.
Percorso
Nasce da varie risorgive distribuite tra
Casacorba di
Vedelago (
TV) e
Torreselle di
Piombino Dese (
PD); il
fontanasso dea Coa Longa, considerato la sorgente principale, si trova nel territorio di quest'ultima
[2].
Scorre con una certa sinuosità da ovest verso est e, una volta bagnato il capoluogo della
Marca, piega in direzione sud-est verso la
Laguna Veneta.
Un tempo sfociava a
Portegrandi di
Quarto d'Altino ma nel
1683 la
Serenissima ne deviò il corso tramite il canale
Taglio del Sile
che ne trasferisce le acque sul vecchio letto del Piave, a sua volta
deviato più ad est (per cui l'ultimo tratto viene detto anche
Piave Vecchia). Sfocia infine sull'
Adriatico andando a dividere il
Lido di Jesolo dal
Litorale del Cavallino (
porto di Piave Vecchia).
A Portegrandi, comunque, il vecchio corso è ancora seguito da una diramazione detta
Silone
che dà accesso alla Laguna (il traffico nautico è regolato da chiuse).
Il Silone procede tra le paludi ed è prolungato dal canale dei
Borgognoni-canale di Burano, il quale conduce al canale di Treporti e,
infine, al
porto del Lido.
L'intero corso è protetto dal
Parco naturale regionale del Fiume Sile. Per quanto riguarda i consorzi di bonifica, il suo
bacino idrografico è suddiviso tra il
Piave e il
Acque Risorgive.
Caratteri tecnici
- Lunghezza: 90,49 km;
- Larghezza max: 60 m;
- Portata (a medio corso): min 40 m3/s, med 65 m3/s, max 90 m3/s;
- Velocità: 2 m/s;
- Temperatura dell'acqua: invernale + 9/10 °C, estiva + 16/17 °C;
- Bacino idrografico: 628 km²;
- Affluenti di destra: Piovega, Dosson, Bigonzo, Serva;
- Affluenti di sinistra: Corbetta, canale di Gronda, Cerca, Botteniga, Limbraga, Storga, Melma, Nerbon, Musestre.
L'origine del nome
« e dove Sile e Cagnan s'accompagna,
tal signoreggia e va con la testa alta,
che già per lui carpir si fa la ragna. » |
| (Dante Alighieri, Paradiso IX, 49-51) |
Il corso d'acqua è citato per la prima volta nel terzo libro della
Naturalis historia di
Plinio il Vecchio (
Silis); qualche secolo dopo compare nella
Cosmografia ravennate (
Sile).
Secondo
Bartolomeo Burchiellati, l'idronimo deriva dal
latino silens "silenzioso", in riferimento alle acque tranquille del fiume
[3]. Studi più recenti lo avvicinano a un probabile termine prelatino (*
sila) con il significato di "canale", o altrimenti alla radice
indoeuropea *
sel- "sprizzare", "scaturire"
[4].
Mulini
Il Sile e alcuni suoi affluenti, per la loro portata costante, sono
sempre stati ideali per l'insediamento di mulini. Ancora nel
XIX secolo
nella sola Treviso se ne contavano sessantuno. Attualmente nessun
mulino sfrutta più le acque del fiume, ma molti sopravvivono come
pregevoli esempi di archeologia industriale.
Il fontanazzo tradizionalmente inteso come la sorgente AUTENTICA del fiume Sile: "El Fontanàsso dea còa lònga":
<iframe width="480" height="270" src="https://myspace.com/play/video/the-sourcis-of-the-sile-river-casacorba-tv-105395767-106721457" frameborder="0" allowtransparency="true" webkitallowfullscreen mozallowfullscreen allowfullscreen></iframe><p><a href="https://myspace.com/carnio/video/the-sourcis-of-the-sile-river-casacorba-tv-/105395767">The sourcis of the "SILE" river (Casacorba - TV)</a> from <a href="https://myspace.com/carnio">ennio carnio</a> on <a href="https://myspace.com">Myspace</a>.</p>
Questa che avete appena visto, è una foto piccola, ma l'albero è molto grande, di un'enorme Quercia,
posta a delimitare le sorgenti del Sile.
Che trovereste, se andaste, in visita o in passeggiata, nei pressi del "Fontanàsso dèa còa longa":
le sorgenti del Sile di Torreselle di Piombino Dese (PD).
(foto di Enio8)
Vediamo, ora, alcune meraviglie del Sile a TREVISO:
Il Parco Regionale del fiume SILE e i vecchi mulini:
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Parco Naturale del Fiume Sile
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L'Area Protetta
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Il fiume e il territorio
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Anche il Sile ha questa forza.
Fin dai tempi più remoti il clima mite dell'area, la navigabilità
delle acque, la vicinanza con il mare, la copiosità di risorgive e la
ricchezza boschiva del territorio circostante (il paesaggio, per quanto
simile, non era comunque quello attuale) attraggono al Sile popolazioni
che si fermano lungo le sue rive. Numerosi reperti di un'importante
cultura palafitticola lo testimoniano.
Pur essendo evidenti in tutta l'area i segni del riassetto
territoriale dovuto a terribili eventi naturali, alluvioni di tali
proporzioni da cancellare per secoli "civiltà e memorie", l'uomo
continuò a tornare e a fermarsi lungo quelle sponde, possiamo supporre
per la natura davvero particolare delle acque e per le felici
coincidenze ambientali che si venivano a ricreare.
Sull'antica pianura alluvionale, una grande "spugna" di ghiaie e
argilla sulla quale tuttora "galleggiamo", formatasi 14-17 mila anni fa
con il ritiro dei ghiacciai e al cui centro scorre il Sile, si
susseguirono i primitivi dell'età della pietra, la civiltà del bronzo e
quella del ferro; vennero poi i Romani, i Comuni, la Repubblica Veneta,
fino all'era industriale e consumistica dei giorni nostri. |
I Fontanazzi del Sile
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Fontanassi (questo termine lo scriviamo
come più frequentemente si pronuncia: si scrive "fontanazzi", ma la
"z", in dialetto trevigiano si legge "s", esse sorda, dimenticandosi di
far sentire la doppia), dicevamo fontanassi un po' ovunque, a sud di
Casacorba, che, allagando tutt'intorno, rendono la "natura del suolo
incerta fra la terra e l'acqua". Il posto, un tempo selvaggio, mantiene
una cert'aura di mistero. Sacre agli antichi, le risorgive abbondano di
storie paurose e alle leggende pagane si mescolano quelle cristiane. Qui
la fantasia popolare fa sprofondare nelle sabbie mobili interi paesi,
carri di fieno e, come agli inferi, con carrozza e cavalli, la malvagia
padrona delle terre circostanti. Ma per i contadini che si sono
succeduti nell'alto Sile, i paleoveneti prima, i veterani delle legioni
romane e i servi della gleba poi, fino ai mezzadri di qualche decennio
fa, tutta l'area delle risorgive e delle paludi, fin oltre Quinto, resta
pur sempre zona di riserva, per la caccia, la pesca, per il foraggio e
l'approvvigionamento di legname, da costruzione e per le colture
agricole.
Il Fontanasso de la Coa Longa è certamente uno dei superstiti più
significativi e tra i più accreditati come sorgente del Sile, anche se
tutta l'area è coinvolta nel fenomeno e una prima risorgiva si trova ed è
ben visibile nei pressi della "Casa del prete", un po' più a nord, dove
è programmato un Centro Parco. L'acqua delle polle sorgive, in parte
celate da un folto intrico di piante e rovi, si fa largo tra le erbe
palustri formando ben presto un fossatello limpidissimo, con fondo
ghiaioso, striato di verdi alghe sinuose. Il Sile appena nato s'allunga e
s'allarga nella campagna tra rive frondose e canneti, allagando vecchie
cave e formando piccoli stagni ricchi di ninfee. Pochi chilometri e il
fiume ha già la portata e l'energia necessarie per far funzionare un
mulino. |
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Paesi e mulini
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I mulini del Sile, situati lungo tutto
il suo corso, ma principalmente tra Quinto e Silea, ne caratterizzano la
natura di fiume di risorgiva a regime d'acqua costante, scevro, almeno
un tempo, dal pericolo delle piene.
Località "I mulini", via "Molinelle", località "Munaron", via
"Munara" sono toponimi che ricorrono lungo il Sile, anche se, per lo
più, i nomi dei mulini erano quelli dei loro proprietari: Favaro,
Bordignon, Granello, Rachello, Torresan, ma anche mulino "degli Angeli",
cioè della congregazione monastica di Santa Maria degli Angeli. Dopo
Morgano e Santa Cristina del Tiveron, dove si può sostare ad ammirare la
pala dipinta nei primi del '500 da Lorenzo Lotto, giungiamo a Quinto.
Qui abitava in villa un altro pittore, vissuto nell'800, che potremmo
definire il pittore del Sile, Guglielmo Ciardi. Le sue vedute luminose
del fiume con barcaioli, lavandaie, mulini, chiuse, e, oltre le sponde,
della campagna assolata, testimoniano la straordinaria industriosità
legata al fiume, punto d'incontro tra forme diverse di economia.
A Quinto, località sicuramente rinomata anche per le anguillette
fritte, il Sile s'allarga a formare quasi un lago, sorto in seguito
alle massicce escavazioni e che adesso misura oltre venti metri di
profondità. L'importante sequenza dei mulini che formano il nucleo
centrale del paese sta a testimonianza dell'imponente "industria"
molitoria del Sile. Va ricordato infatti che Treviso (e dintorni) era
soprannominata "il Granaio della Repubblica" perché da qui proveniva
gran parte della farina destinata a Venezia.
A Silea, la Chiari & Forti, ex Mulini Toso, oggi grande
industria di trasformazione di prodotti agroalimentari, il Porto e il
Cimitero dei burchi (ma anche le fornaci di mattoni che troviamo più a
valle) parlano di un passato economico glorioso per il fiume.
Da Quinto è abbastanza semplice e piacevole scendere la corrente
in barca, o in kayak, fino a Treviso. E' l'unico modo, salvo qualche
riva erbosa percorribile a piedi, per conoscere il fiume in questo
tratto. Le strade che lo costeggiano ad una certa distanza infatti (meno
trafficata quella sulla riva destra) non offrono grandi attrattive,
mentre sovente si vedono partire ed atterrare con gran fragore voli
charter nel perimetro dell'areoporto di San Giuseppe, tra Quinto e
Treviso.
Spesso, dopo il ponte sulla tangenziale sud, capita di vederci
venire incontro qualche armo della Canottieri Sile. E' segno che stiamo
arrivando in città. |
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Treviso, tra acqua e storia
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Spontaneamente e gioiosamente, segno e colore, dolcezza e
bellezza, e la schietta ospitalità (decine e decine di ristoranti e
osterie: ecco la Marca "gioiosa et amorosa"), si fondono rispecchiando
la lucentezza, la garrula allegria, la trasparenza delle acque, ma anche
la luminosità e la mitezza dell'aria.
Annota il Mazzotti a proposito del clima: "Fra le case della
città, di qua dal Ponte di San Martino, il Sile trascina un altro gran
fiume: un fiume d'aria che si avverte fresco sostando sui ponti nelle
sere d'estate." Vicino a quei ponti, a iniziare da giugno, troviamo le
bancarelle di angurie.
Nello splendore dell'Età Comunale, ma anche sotto il dominio
della Serenissima e, per certi aspetti, fino all'ultimo dopoguerra,
contadini, mugnai, maniscalchi, lavandaie, barcaioli, pescatori,
traghettatori, borghesi, commercianti, signori e nobili affollavano
armoniosamente le rive del Sile, e quelle dei molti canali di Treviso. I
Cagnani, che si dipartono dal Botteniga non appena questi giunge a
contatto con la città a Nord, come dita aperte della mano che passano
dolcemente tra i capelli dell'amata, attraversano i quartieri con un
ritmo irresistibile, comparendo e scomparendo tra le case, facendo
ancora oggi di Treviso una delle più importanti città d'acqua d'Europa.
E fuori mura e nelle campagne tutt'intorno, un popolo operoso
(lo stesso d'oggi, intendiamoci) "affollava" gli affluenti Limbraga,
Storga, Melma, Nerbon, Musestre, i cui tributari minori, fiumiciattoli
lunghi a volte solo poche centinaia di metri e dai nomi armoniosi (Rul,
Piovensan, Pegorile, Rio delle Fontanelle, Cerca, Mignagola...), hanno a
loro volta altri affluenti minori, veri e propri fossetti d'acqua
corrente che conducono, lì vicino, ad una polla sorgiva, e tutti insieme
venano la pianura, la intridono, la rendono verde, fresca, rigogliosa.
Quel popolo lavorava e viveva grazie alle acque di risorgiva,
risorsa impareggiabile, ma non infinita e dunque preziosa al punto da
dover essere protetta, regolamentata, diventando fulcro di civiltà. Un
tempo.
Adesso queste acque inutili (!) - ma non è forse l'unica risorsa
idrica a nostra disposizione? - avendo perso la loro funzione economica
(ma non quella d'essere indispensabili alla vita dell'area e di ognuno
di noi), queste acque sono trascurate, abbandonate, tombinate,
soppresse, buone solo, dove permangono, a portar via lo sporco, perché a
questo serve la corrente. Decaduto in pochi decenni il magico,
millenario equilibrio tra uomo e fiume, uomo e acqua, l'uno e l'altro (e
l'altra) muoiono ogni giorno un po', preparando (se non si ragiona e
non si rimedia in tempo) vere e proprie catastrofi.
Che "frescura" per l'anima scoprire che poeti e scrittori per citare Treviso ne ricordano i fiumi, le rogge, i canali.
Il Petrarca si riferisce forse alla "bella contrada di Trevigi"
nelle sue "chiare, fresche e dolci acque"; Dante, nel Paradiso la indica
semplicemente con "dove Sile e Cagnan s'accompagna"; e Fazio degli
Uberti, dice di Treviso "che di chiare fontane tutta ride". In questo
secolo Riccardo Bacchelli scrive: "...son le allegre correnti, le vivide
chiuse e pescaie; son le rogge e i fossati..."; Diego Valeri: "Il mio
grande amore fu la Pescheria (...) con le sue acque di diafana seta
(...): isola di fiaba nel cuore della città."; Guido Piovene: "Le acque
entrano in Treviso col Sile e con i suoi canali, e vi si specchiano
dovunque vecchie case fiorite."; e naturalmente Comisso. Lui, trevisan
autentico, a cavallo dell'ultima guerra è tra i grandi interpreti,
insieme ad un bel "manipolo" di pittori e scrittori, di una delle più
felici stagioni culturali di Treviso, soprannominata per questo, da Dino
Buzzati, "la Piccola Atene". Scrive Comisso: "Le anse placide del Sile,
così verde nel suo defluire lento, sono coperte da fragili salici
piangenti, che si chinano tremuli fino ad accarezzare le acque.
Nel medioevo la città delle giostre amorose era come una grande
fiera, con le sue case tutte affrescate di bizzarre tappezzerie
variopinte. Treviso non è una città di pietre squadrate, monotona e
fredda, ma intrecciata dalla mobile e cangiante filigrana d'acque, con
smeraldi interposti dovunque d'alberi e di giardini, convince d'esser
piuttosto un parco d'incantesimi." |
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Camminando sugli argini
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Proseguendo sulla restera, superati i Mulini Mandelli, arriviamo
a Silea. Anche qui come a Fiera, sulla riva sinistra, poderosi moli
testimoniano di un'ancora recente, importante, portualità del Sile.
Sull'altra sponda Sant'Antonino, dove nel secolo scorso i cavatori di
ghiaia rinvennero un gran numero di spade dell'età del bronzo, ora
visibili al Museo Bailo di Treviso; e, di rimpetto ai moli della Chiari
& Forti, l'"isola" di Villapendola, raggiungibile attraverso un
ponte pedonale e, più a valle, per mezzo di un ponte sopra un sistema di
chiuse vinciane. L'area, oramai protetta e destinata a passeggiate e al
tempo libero, s'è formata nella grandissima ansa del Ramo Morto del
Sile.
Da Casier, a Casale, fino a Musestre, il Sile si snoda
pigramente in un continuo di meandri, slarghi, rami secondari, ex cave
che formano laghetti, tra bassi argini erbosi, folti pioppeti,
coltivazioni e ville. La barca è certamente il mezzo più adatto per
percorrerlo e visitarlo. A Casale, Leo e Brunetto Stefanato, figli di un
vecchio barcaiolo che portava i grandi burchi a vela da Treviso,
attraverso la laguna, il Delta e il Po fino a Ferrara, Pavia e Milano,
da molti anni organizzano, con i loro battelli, escursioni tra Sile e
isole della laguna veneta. Ed ha senso, questo viaggio da Treviso a
Venezia, proprio perché è lo stesso che facevano i nobili veneziani
andando in villa, o "villeggiatura". Nell'area delle sorgenti del Sile,
sono almeno due le "case veneziane" da vedere: Villa Corner della Regina
a Cavasagra, trasformata in albergo e Villa Marcello a Levada, visibile
dall'esterno. In più c'è la Piazza di Badoere, splendido centro-mercato
"ante litteram" fatto costruire dal Badoer nel '700.
Tra Silea e le antiche conche di Portegrandi costruite in pietra
bianca d'Istria, dove il Sile sfocia in laguna nel suo antico alveo, il
Silone, e da dove si diparte il Taglio del Sile in direzione di Jesolo e
dell' attuale foce del fiume, di ville sulle sponde (ma anche
nell'immediato entroterra, magari affacciate ad affluenti del Sile) ce
ne sono davvero molte. Ricordiamo una delle più emblematiche e antiche,
la villa che Caterina Cornaro, regina di Cipro, alla fine del '400 fece
costruire e regalò alla sua ancella Fiammetta come dono di nozze, Villa
Barbaro a Lughignano. Dopo la Torre dei Carraresi, a Casale, lasciata a
sinistra la confluenza con il Musestre, detto il fiume "delle lavandaie"
perché vi si lavavano i panni della Serenissima, si va, in un ultimo
lungo tratto di fiume maturo, tra latifondi di bonifica in piena zona
archeologica (non lontano c'è Altino), ad affacciarsi alla gronda
lagunare, con in vista, all'orizzonte, Torcello. |
Il percorso del fiume Sile:
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