Abbiamo tutti 'qualcosa' e per questo un pò tutti ricorriamo a farmaci. Io, per esempio, devo assumere medicine più volte al giorno, per garantirmi il corretto funzionamento di me stesso.
Spesso le medicine non vengono prese per assolvere a disturbi 'voluti', come conseguenze di incidenti, ma intervenuti inconsapevolmente durante la vita, come delle piccole tare genetiche, sbocciate all'improvviso. L'uomo in cura, se si ferma a rifletterci, non è certo l'ilarità in persona, perchè capisce che, per effetto del danno, non riuscirà più a essere come prima, è un giocattolo rotto.
Tuttavia le terapie curative o di mantenimento aiutano moltissimo.
Il problema brutto, per tutti noi ammalati, è riuscire ad ottenere nella nostra giornata motivi di autostima, che ci realizzino nonostante tutto. Mediante (chessò?) un'attività che riempia la nostra giornata e che ci dia soddisfazione, chè riusciamo a ottenere dei risultati, che dia senso al nostro essere diversi. Qualsiasi occupazione... ma soprattutto verso l'altra gente, da cui 'ci staccammo inevitabilmente'!...
Insomma, i risultati, anche minimi, fanno sempre piacere, ma ancor di più se ci arrivano con le condizioni di difficoltà che si gestisce ogni giorno, per sollevare la sotto-condizione umana in cui crediamo di essere e un pò di emarginazione.
Coraggio, troviamo il 'che' che può dar senso a noi stessi, magari allevando galline! Il Checco dice: " 'A vita ze dura, specialmente par mi che no' gò denti! Me tòca lecàre el magnàre e 'chèa roba' !"
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