(...) Beh, innanzitutto c'è il fatto che la musica con la M maiuscola richiede tempo: non si può metter su mezzo movimento di una sinfonia, non bastano i quattro minuti di una canzone: c'è un momento in cui si deve fermare tutto per l'ascolto, non è concepibile che essa possa portare avanti il suo messaggio come sottofondo, come accessorio.
Poi, la musica ha bisogno di luoghi adatti e che si adattino anche allo sviluppo dela società. Un teatro settecentesco, per quanto bello e importante, non è un luogo dei nostri giorni, i giovani davanti a una locandina con le cornici rococò non si fermano a leggere e in una fila di poltrone si sentono a disagio. Chi ci ha governato non è riuscito a cogliere questi cambiamenti; si sono messe magari grandi energie nei restauri, giusti e obbligati, ma non si è pensato alla formazione musicale. E la musica stessa non ha saputo aggiornarsi, si è barricata dietro la figura ottocentesca del musicista classico che suona per un élite, e adesso ne paga le conseguenze.
"Però c'è la musica leggera che ci arriva addosso dappertutto, i concerti rock che attirano folle..."
Va benissimo, ma questi sono grandi eventi che mettono insieme una quantità enorme con un aspetto di ritualità, ma non credo che questo comporti una vera crescita culturale: è come allo stadio quando Del Piero fa gol. Poi dentro gl i-pod si trova di tutto, ma pù che concenrarsi sull'ascolto e sulle emozioni che può dare, i ragazzi sembrano interessati al numero di titoli e alla quantità di gigabytes del dispositivo. Alora quello che io sto cercando di perseguire è riuscire a far diventare la musica più quotidiana, far dventare normale fermarsi per ascoltarla, con cueiosità e pazienza, anche nei loghi pù disparati.
"Per questo la scelta di esibirsi in situazioni tanto diverse?"
Certo, perchè anche i luoghi dela musica vanno cercati e condivisi, non sempre imposti. Perchè il suono, l'acustica sono importanti, ma non sono l'elemento fondamentale, contano di pù l'espressione di chi fa musica e l'esperienza dell'ascolto. In cima a una montagna ad esempio chi suona ha l'obbligo di far andare il suono verso un orizzonte lontanissimo, e l'ascoltatore deve cercare di captare il suono di fronte a questo silenzio nuovo, senza bisogno del ritorno sonoro; e l'esperienza finisce per coinvolgere altri sensi, è più corporale che fisica.
"Il ministro Brunetta spstiene che chi vuole la musica deve pagarsela..."
La musica è di tutti, da sempre è stata espressione di gioia o tristezza in tutti i settori della società. Questo bisognerebbe che fosse chiaro a Brunetta e a tutti gli altri: è un segno di civiltà riuscire a dare la possibilità a tutti di coltivare questo linguaggio, che è universale e fa parte dela vita dell'uomo e della sua cultura. E poi ci sono dimostrazioni in tutti i campi scientifici, medici e sociali, che il linguaggio musicale apre la mente, sviluppa le capacità espressive, toglie le inibizioni. Insomma, la musica fa bene. (...)
Estratto
di: Sergio Frigo
da: Il Gazzettino, quotidiano del NordEst, sabato 3 gennaio 2009, che ringrazio vivamente per la collaborazione.
KIND OF NEAL CASSADY
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