I costi della crisi, infatti, sono pagati certamente in modo pesante dalle moltitudini di bambini, uomini e donne dei Paesi poveri, ma incomincano a pesare sui sempre più numerosi disoccupati, precari e cassaintegrati delle nostre terre, tradizionalmente ricche di lavoro. E la soluzione non è dietro l'angolo, anzi, secondo alcuni quella in atto è ben di più di una crisi economica e finanziaria. Stiamo vivendo una vera e propria svolta epocale che domanda di metere in discussione l'attuale visone della globalizzazione, convocando attorno allo stesso tavolo tutti i protagonisti, a partire dagli ultimi, per cercare strade ineditee coraggiose.
Ma la rottura di un equilibrio ormai consolidato può produrre un ripensamento salutare, può strapparci da sicurezze che erano diventate abitudinarie e costringerci a ripensare a ciò su cui fondiamo la nostra vita. Potremmo anche dire: a ridiscutere il "nostro stile di vita" a patto però a non affrettarci a tradurre l'espressione nei termini riduttivi di una lotta contro il consumismo (termini peraltro sacrosanti, ma insufficienti). Le domande c
Quelle ultimamente irrinunciabili, più drammatiche, perchè legate alla nostra condizione di umana finitudine e alla ferita del peccato: perchè devo sbagliare, soffrire e far soffrire? Perchè devo morire? Chi mi assicura di poter amare e di essere definitivamente amato? Perchè "rinunciare a porsi la domanda: Qualcuno mi ama? rinunciare soprattutto a una risposta positiva, vuol dire rinunciare all'umano n sè". Sì, la risposta positiva c'è: questa è la buona notizia che anche quest'anno il Natale viene a portarci. Nella notte Santa l'Angelo annuncia ai pastori: "Pace agli uomini che egli ama".
Alla sconvolgente notizia di essere amati da Dio, senza avere alcun titolo di merito, essi accorrono alla grotta di Betlemme. E' questo amore scoperto e accolto che li fa buoni e sollecita da essi una vita nuova. Infatti non c'è nulla che impegni tanto la libertà dell'uomo come rispondere con gratitudine alla gratuità di un amore. Io ne ho continua, commovente documentazione, dalle tante opere di carità - grandi e piccole - presenti nel Patriarcato di Venezia, in cui mi imbatto durante la visita Pastorale. Se è accolto e amato, ogni uomo - anche il più sfigurato dal male fisico o morale - fiorisce, manifestando nuove ed insospettate risorse positive. L'ho visto coi miei occhi visitando nelle famiglie gli ammalati.
Certo, la pace portata dal Natale non è priva di prove. Ciò è del tutto umano. Diceva Claudel: "La vita in parti uguali di gioia e di dolore è fatta". Il Bambino che oggi ci intenerisce è Colui che, Innocente, accetterà il terribile patibolo della croce per redimerci dal peccato e dalle sue conseguenze nefande. La verità dell'amore - e chi con l'amore fa sul serio conosce bene questa legge - passa dalla strana necessità del sacrificio. Ma, proprio in forza di questa Compagnia amante che il Natale introduce nella terra degli uomini, ad essi è donata quella straordinaria, paziente capacità di ripresa e di costruzione che la genialità del poeta Eliot ha così sintetizzato: "Dove i mattoni sono caduti/ costruiremo con pietra nuova./ Dove le travi sono marcite/ costruiremo con nuovo legname./Dove le parole non sono pronunciate/costruiremo con nuovo linguaggio./C'è un lavoro comune/una Chiesa per tutti/ e un impiego per ciascuno./Ognuno al suo lavoro".
Buon Natale!
di: Angelo Scola, Patriarca di Venezia
da: Il Gazzettino,quotidiano del NordEst, mercoledì 24 dicembre 2008, che ringrazio vivamente della spontanea collaborazione.